Shock ipovolemico

Qualsiasi tipologia di shock può avere una componente emodinamica di natura ipovolemica che va metodologicamente ricercata e, qualora presente, corretta mediante adeguato ripristino volemico.
Il paziente con shock di origine ignota che non presenti segni di congestione polmonare (rantoli) deve essere considerato ipovolemico sino a prova contraria.
Uno shock ipovolemico significativo (perdita di volume intravascolare > 40% per una durata di tempo > 2 ore si associa spesso ad esito fatale malgrado gli sforzi rianimatori: la terapia di emergenza deve essere, pertanto, assolutamente tempestiva ed adeguata).
Un valore di indice di shock (rapporto tra frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sistolica: FC/PAS) > 0.9 è di ausilio nell’individuare la presenza, in fase clinica precoce, dello shock, particolarmente nel paziente con shock ipovolemico. 

  • garantire la pervietà delle vie aeree
  • somministare ossigeno (in presenza di shock l’ossigeno deve essere somministrato al 100%)
  • glicemia con stick.
  • Duplice accesso vascolare venoso periferico (con agocannule 14-16 G) o IO
  • monitoraggio segni vitali
  • monitoraggio ECG 12D, pressione arteriosa, saturazione di ossigeno (SaO2)
  • Catetere vescicale

TERAPIA DI EMERGENZA:

Fluidoterapia:

  • Ringer Lattato/Acetato ev: 20 ml / Kg

se genesi emorragica:

  • Acido Tranexamico ev: 1 g ev entro 10 minuti

se coagulopatia da dicumarolici (Coumadin):

  • Vitamina K: 1 g ev entro 10 minuti

se ipotensione severa (PA < 70 mmHg):

  • Noradrenalina: 0.01 – 0.3 µg/ kg/min.

se periarresto cardiaco:

  • Adrenalina: 1 mg ev, in soluzione 1: 10.000