Si definisce pretermine un parto che avviene prima della 37a settimana di gestazione.
In circa il 50% dei casi il travaglio insorge spontaneamente con contrazioni e modificazioni della cervice a mem‑ brane integre, nel 30% dopo una rottura prematura delle membrane (pPROM), nel 20% dei casi viene indotto quando per una patologia materna (pre-eclampsia) e/o fetale (difetto/arresto di cre‑ scita) o per una condizione ostetrica (distacco di placenta, placenta previa, morte endouterina del feto) la prosecuzione della gravidanza comporta un rischio non accettabile sia per la madre e/o per il bambino.
La prematurità in relazione alle differenti compli‑ canze e implicazioni prognostiche viene divisa in:
• Pretermine tardivo (Late Preterm): 34-36.6 set‑ timane
• Pretermine moderato (Moderate Preterm): 32 – 33.6 settimane
• Basso pretermine (Low Preterm): 28 – 31.6 settimane
• Estremamente basso pretermine (Very-Low Preterm): < 28 settimane
Il limite inferiore dei very low preterm che distin‑ gue il neonato pretermine dall’aborto varia nelle di‑ verse Nazioni in funzione della legislazione vigente. In Italia il Comitato Nazionale di Bioetica nel 2008 ha dichiarato che appare eticamente inaccettabile, oltre che scientificamente opinabile, la pretesa di individuare una soglia temporale a partire dalla quale rifiutare, a priori, ogni tentativo di rianimazione. Non vi è un limite ideale che rifletta tutte le componenti epidemiologiche e i dilemmi che si associano a questo periodo di gestazione. Un gruppo congiunto della Society for Maternal-Fe‑ tal Medicine (SMFM), NICHD, ACOG e American Academy of Pediatricians (AAP) nel 2014 ha suggerito di indicare come “periviable period ” l’epoca gestazionale compresa tra 22 e 25 settimane, in cui la sopravvivenza varia per settimana da 6%, 26%, 55% e 72%. Circa l’85 % dei parti prematuri appartengono alla classe late o moderate preterm, il 10% alla low preterm e solo il 5% alla very-low preterm.
Gli unici due interventi di dimostrata efficacia nel ridurre la mortalità perinatale nei neonati altamente pretermine sono la somministrazione antenatale degli steroidi e il trasporto in utero in strutture sanitarie di livello adeguato.
I nati al di fuori di strutture dotate di postazioni dedicate per le cure intensive neonatali hanno un rischio aumentato di sviluppare complicanze neonatali maggiori, fra cui difetti di neurosviluppo, probabilmente per l’assistenza rianimatoria subottimale o l’accesso limitato ai servizi specialistici. Gli esiti di neonati che richiedono cure intensive sono migliori se trasferiti in utero piuttosto che in epoca neonatale, specialmente per i nati < 30^ settimana. I neonati trasferiti (out-born) sono a maggior rischio di morte (OR 1.7), emorragia intracranica di III e IV grado (OR 2.2), pervietà del dotto arterioso (OR 1.6), distress respiratorio (OR 4.8) infezioni nosocomiali (OR 2.5).
La realizzazione di una rete di trasporto perinatale consente di ridurre alcune cause di “substandard care” descritte in report internazionali, quali la non adeguata comunicazione tra i professionisti, l’incapacità di apprezzare la gravità di una condizione clinica, la non ottimale distribuzione delle risorse assistenziali e la presenza di barriere logistiche per l’accesso alle strutture di cura di livello appropriato.
Il trasporto assistito materno o in utero rappresenta la modalità di trasferimento più sicura che deve seguire protocolli per la gravidanza a rischio che deve essere trasferita in strutture di II e III livello.
Lo STAM deve essere realizzato sulla base di un collegamento funzionale tra strutture territoriali e strutture di ricovero collegate in rete tra loro e con le reti regionali dell’emergenza-urgenza sanitaria territoriale (SET 118). Per realizzarlo è necessario un attento screening delle gravidanze a rischio e, quando possibile, il trasporto materno deve essere programmato e prevedere il collegamento continuo tra struttura inviante e ricevente.